NARRAZIONE

NARRAZIONE

Il narratore rimprovera il foglio, lascia che la penna ti  passeggi su, non tentennare, lasciami iniziare il racconto storiografico di mio Figlio dal giorno della nascita fino all’inizio della vita pubblica, “ci vuole fegato”.  Il foglio la penna vorrebbero lanciarsi  proprio sul fegato per prendere coraggio,  lui, che è morbido, ma non hanno testa sufficiente per abbandonare il cuore, che deve guidarli in questo viaggio.    Prima di prendere la decisione per un diseguale viaggio, il dubbio, dare fiducia ai pensieri razionali o sconfinare nel diseguale ? Sul bianco foglio,  c’è solo un bianco capello di me. Che sia un diavolo di capello ? Un solo capello! Capello di una genealogia reale, da Abramo a Re Davide a Salomone a Giacobbe a me (  passaggi intermedi saltati ) così dice Giuseppe prima di iniziare a raccontare la vita di suo Figlio. Corri corri Mary, non è proprio un diavolo per capello quello che ho, è piuttosto un tarlo che fatto riferimento all’ultimo mio capello ha trovato la via per …  “ capirci meglio “ ho un tarlo che mi rode il cervello. Corro corro Mary l’ostello è vicino,  busso fino a quando mi faranno entrare. Un piccolo spazio per noi. E’ mezzanotte finalmente un piccolo spazio per partorire.  In grotta!  Mio piccolo Re che tormento farti nascere con un soffio di mistero. Subito però un precetto positivo, uno dei 613 Mitzvot. Non lo faccio con piacere, almeno così mi pare di capire dall’inconscio, ma ti devo circoncidere, poi farai come ti pare. Precetti su  freddi papiri, fritta aria di mezzodì per quel pezzettino di pelle che ricopre il Tuo pisellino. Sono sassi rotolanti le mitzvot, cadono nel dormiveglia di Mary, la cosa non piace, livide immagini del futuro di quel piccolo Re che non accetta i precetti, e piange per essere stato circonciso.  Solo turbine gioioso della fame  lo fa piangere e succhiare il latte, pensa Mary. Intanto i pastori sfidano la storia, sono loro gli ultimi coperti di letame spinti dagli angeli primi ad osservare questa Creatura mutilata. C’è qualcosa di strano in qs Bambino, pensa Giuseppe, pare sopra Lui angeli mettersi di traverso uno all’altro in cielo quasi  fossero bracci di una croce. Ecco alcuni Magi, su entrate, qui c’è solo la fiaba, Lui è nella mangiatoia dice Mary, Un attimo e il fresco pungente vento di Dicembre accarezza tutti. L’energia della luna illumina il vento come una cometa, Siete vento ? Lo sai Mary, oro incenso mirra per te, senza di te ci sarebbe il nulla, Allora entrate. Giuseppe non era tanto sicuro di vedere i Re Magi, probabilmente è il soffio di un altro soffio entrato nel desiderio di avere un po’ di oro per mantenere la famiglia, certo il formaggio dei pastori mossi di pietà per quei tre diseredati c’era. Si misero tutti in circolo attorno ad una pietra imbandita festeggiare e cercare un nome adatto, già scelto dall’angelo, Gesù, e così fu chiamato. Ma sono tutti matti in qs paese perfino Erode teme, qs creatura, vuole uccidere tutti i bambini sotto i due anni. Ne farò un falegname chi può temere un falegname, nel dubbio comunque si parte, senza oro, altrimenti non ci sarebbe stato problema corrompere il soldato assassino. Tutto ok per la partenza, Gesù circonciso, Mary purificata. Da Betlemme passarono per Hebron e Bersabea  correndo lungo il Mediterraneo. Sei il mio Vermicello di patata Figliolo, giochi tremolante come una foglia in questo deserto che non fa grano. Mary dorme, il Bambino pare sognare, nuota disinvolto nel sonno, l’impressione è che si senta un gladiatore, si agita in scellerati pianti, è stremato, ma le fasce di lana e lino lo bloccano. Oggi è Pasqua ormai vivace Vermicello porta prosciutto rosa, rossa barbera, gialla arrabbiata zuppa, scuri datteri, deliziosa tavola futuristica, ora è pronto anche il ballo con la musica del deserto. Pasto delizioso padre, fin quando la fantasia danzerà con noi stregata da un raggio di luce che ci bacia ? E’ sicuramente un dì che non c’è. Le foglie delle palme vedono un dì che non c’è Figlio mio, parlano alla nostra fantasia che distratta non risponde. Padre guarda un pò chi c’è, una formichina sei zampe per portare due occhi neri acuti penetranti, come i tuoi, ha una pancia a otre come la tua, Non essere irreverente, Due lunghe antenne, per dio guarda ha mangiato un po’ di prosciutto, Che strano insetto padre, Lascialo andare, Ha sporcizia sulla schiena, E’ carne secca di maiale, Padre l’uccido ha carne di maiale, E’ solo fame è manna dolce salata, ringrazia la formichina che ha la testa libera, senza troppi precetti. E’ troppo tardi  non la vedo più, E’ sotto il salame. Improvvisamente. Alzati, prendi con te il Bambino, sua madre e ritorna nella terra d’Israele è morto Erode. Padre  ecco è tornata, sempre la pancia a righe gialle e nere, si è seduta sul frumento,  intrusa, io sono il padrone del frumento.  Io gli dico che non può restare,  troppo bello! Non è così Vermicello! Il sole avverte che è l’ora del pasto, la formichina volante può mangiare con noi, ma noi dobbiamo andare via subito, Figliolo devi digiunare o almeno mangiare poco, abbiamo poco cibo, non diventare malinconico, sorridi perché la gente non veda che Tu digiuni, solo io che sono tuo padre so che dobbiamo digiunare, non fare come fanno gli ipocriti che digiunano per farsi belli. Hhei hei ti sento patata profumata che sei laggiù in fondo al sentiero.  Mamma, sei bella grassa paciosa allegra, solo per noi questa fantastica patata, Fantasiosa fantasia è la tua mio piccolo Vermicello di patata, Papà fermati, strano destino il nostro, abbiamo una piccola patata, siamo i padroni della capanna, un po’ di terra per far crescere la patata grassa e obesa, Sei attratto da una fantastica frivola fantasia, che è anche diabolica strusciante seduttrice. Si va, si, si va ! oltre il deserto, il diavolo ci tenterà ci farà vedere pane al posto delle pietre, per questo ti ho fatto digiunare, e tu vedi patate che neppure sappiamo cosa sono, Non solo le patate mi fanno vivere padre, ma anche le tue parole.  Giuseppe cresceva il Bambino e lo fortificava pieno di sapienza quando ormai dodicenne, quando un giorno, precisamente dopo tre giorni di ricerche lo trovarono arricciolato nel suo sapere, ai piedi dei maestri, diceva loro non c’è più tempo per i precetti,  fluttuante veloce il suo saper nuota libero nel tempio, poi ascolta i maestri, per ricominciare a nuotare oltre le colonne, tra sogno e sonno sempre più sonno fin quando Giuseppe lo trovò addormentato. Irritato, perché ci hai fatto questo?  Padre perché dopo giorni sei ancora irritato con me, io adoro il tempio, Cosa poi volevano da Te i maestri ? Sapere chi era mio padre, E Tu ! Che non ne avevo ancora una chiara idea, ( “ perché quando ti riferisci a me metti sempre la lettera maiuscola? Non ho una chiara idea “ )  E poi? Ho detto che la mia patata non crescerà solo nel tempio , ma in tutto il mondo, dal monte delle Beatitudini, dal podere, dal deserto, in tutto il mondo.  Figliolo mio mi fai dondolare la mente  confusa e stordita, ma cosa è questa patata. E’ la coperta di Linus ? Cosa è Linus ? E’ la nostra psiche scaraventata nel futuro !!??  Vermicello, un Cristo deve parlarmi da uomo a uomo, se no non capisco io ho la pace, vivo, ma sento troppo sale e se il sale diventasse insipido! Padre ormai sono un falegname fatto, il mio a me, io sento, avverto, che non è poesia , che non sono profeta, cerco di fuggire dall’impossessarmi di cose non mie, non c’è nulla di me, è solo la tua mente in tempesta che è in me, lasciami fare il falegname, Convertiti perché il regno dei cieli è vicino, Padre la tua mente è come un ventaglio che si apre a mille possibilità, viene fuori quella che in questo momento più ti attrae, io voglio morire falegname, tu segui un sentiero che può finire per poi tornare indietro e seguire la strada opposta senza logica, mosso solo dalla contemplazione della forza più bella di quel momento. Vermicello mio, andante mosso, molto mosso è gioco imprevedibile il nostro,  porterà  ad un big bang non solo il nostro popolo. Quando padre? Quando i numeri saranno imprigionati in amplessi, numeri nascosti nei numeri che fuggono e ricercati ritornano nei numeri. Forse il sale che mi dai è troppo, Gesù se il sale perde sapore che cosa lo renderà salato ?

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Je ne regrette rien

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Ti basteranno tre giorni per l’eternità Figliolo

             Je ne regrette rien padre

Ripartirò da zero tra gli atomi di un infinito che mi crea già da ora confusione. Madre ho 20 anni. Rosa è color rosa gioioso oggi la tua veste, ed io gioioso vado presso gli Esseni, mi prendo la mia goccia di rugiada che custodisce la mia libertà, il sole mi accompagnerà a Qumran, la libertà, il furto della libertà rubata, è stata liberata. Gesù alla tua età avresti già dovuto sposarti, La libertà rubata è stata liberata, sono sposato ad Israele,  sposerò terre oltre i suoi confini, Mary si fece grigia non capiva. Tra gli Esseni il giovanotto si sentì intimorito dalla mistica atmosfera, si sente intimorita pure la sua libertà, cresce subito l’incertezza minacciata dall’inquietudine, non sarà mai un Esseno,  tornò a casa, non prima di aver salutato il cugino Battista che viveva sulle rive del Giordano. Padre eccomi, finisco io la panca, porca vacca! Prega, senza bestemmiare, prega nella tua camera con la porta chiusa, prega il Dio tuo che è nel segreto del tuo cuore, poche parole, magari surreali non condivise, ma solo tue. Lontano dal quadrato della camera, incrocia due flussi paralleli di preghiere, falle volare nel caldo di questa terra, un caldo che è anche preghiera, scritta sulla sabbia.  Quella notte il bosco trasmise rivoluzionarie emozioni al passero che dorme sulle quercia, al tarlo rannicchiato nella quercia, poi ci fu un invito ad andare nel mare di Galilea lì sotto, passero e tarlo entrarono nel mercato del sale, osservano piccolissimi gianchetti pescati da ondeggianti tentacoli del Polpo pescatore, prelibata merce per la pescheria del giardino della giornata. Agitate bollicine sciolte nello mare dal forte vento, alcuni ladri di brezza di mare aprono una conchiglia sarà scrigno per le bollicine e il mare di Galilea si acqueta. Fluttua un mistico presagio. Gesù sognava così, mentre Giuseppe tornato dal mercato si apprestava a festeggiare il suo ritorno  con un grande banchetto, anche se fratelli e sorelle non erano d’accordo.  Il tempo scorreva, Giuseppe “l’idiota” nelle notti magiche insegnava anarchia pura pulita bella, solo talvolta la notte era una pagina di riposo dove raccontava la sua terra celeste all’Uomo non più vermicello, ora unto dal sapido sudore della terra di Israele, era  quasi pronto alla lotta fino a donare la propria intimità. Padre da anni costruiamo sedie e tavoli, nessuno le acquista, qui mangiano sdraiati come i Persiani, perché continuiamo a fare tavoli e sedie, Lo schiavo sta in piedi e si china si inginocchia sul padrone per porgergli il mangiare, dopo Te nessun schiavo, per questo hai costruito tutte queste sedie e tavoli,  Non ho mai visto alcuno seduto con braccia sui tavoli, Osserva, guarda scruta fissa, Nessuno nessuno vedo nessuno, ma se lo dici tu voglio vedere voglio vedere, padre fammi vedere voglio vedere vedederevedere, voglio capire quella terra celeste che mi racconti nelle notti di riposo. Vedi Gesù, ti vedi, vedi un Gesù, seduto, vedi  te nell’altro, No padre, Vai oltre la sedia, nell’ altro, nel prossimo, ti aspetta amalo oltre te. La notte di quel giorno sarà “ per tutti “ diversa dalle altre. Gesù, non più coccolato vermicello di casa, ma ormai uomo preparato dalla voce di due Padri si incamminò, su strade visionarie allucinate colorate musicali bizzarre surreali anarchiche, viaggiando nel silenzio assoluto dell’amore, per vedere vedere “ voglio vedere vedere “ non solo amore voglio vedere, ma sentire sentire. Ha hhaa  hhhaaa  ho capito, non è vedere il verbo giusto è soffrire, padre è soffrire soffrire soffrire il verbo giusto ?   Giuseppe perché non parli ! ?          

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