Dentro notti più corte del sonno più lunghe del sogno

Dentro notti più corte del sonno più lunghe del sogno

Iniziava il Pleistocene, c’era un arrogante desiderio di vivere per la prima donna che ha  collaborato alla  ricerca della mia stirpe.  Ha lasciato scritto sul suo spinoso lacerato DNA, ( che riuscivo a leggere solo tra notti più corte di un sonno più lunghe di un sogno ), la prima giornata di quell’era.

Capitolo I

Dentro un DNA solitario scorrono sbiaditi nel tempo i geni e il racconto diventa un impercettibile tesoro sepolto.

I geni sono soltanto pezzi di DNA che non sanno niente e che non  propongono niente, questo mi ripetevo nelle notti più corte di un sogno. Non sono nato per obbedire ai geni eppure cerco le basi azotate di cui sono formati, da loro vorrei  conoscere la genesi della mia inquietudine. La malinconia mi corre svelta svelta nella testa ed è una risorsa incredibile per leggere il pensiero evanescente dei miei avi.   Devo assolutamente trovarle, voglio con loro dialogare. L’acido desossiribonucleico capì immediatamente e  portò timina adenina guanina citosina sul foglio, si intrecciarono subito a spirale spinte dalla idea di raccontare replicando, come sulla colonna di Traiano, un mare di informazioni.

Capitolo II

 Così venne generata la tua stirpe.

Alla base della spirale subito scrissero questa cronaca. “ Morto appena dodicenne. Non me ne ero neppure accorto di aver lasciato il mio seme, non mi ero accorto dei benefici della sessualità. Tutto era stato fatto senza saper bene cosa sarebbe accaduto. Si era sempre fatto così nel paleolitico, ed io copiai; steso sotto un rovo con spine di pietra, quando un minuscolo serpentello mi diede un morso fatale. Mi lasciarono lì convinti che la mia morte fosse dovuta a quella Hominidae leggermente diversa da me. Mi lasciarono in quarantena a seccare, poi la mia salma di carne secca salata dal sole venne trasportata su una arida collina, buttata giù come pietra rotolante accompagnata dalla musica paleolitica dei primi rolling stone. Per mesi non si accostarono a quella donna.  I più crudeli le cucirono i genitali.  “ Quello fu il  primo DNA della mia Famiglia. Era stato un inconscio peccato di troppo ardore, troppo amore, si può morire di troppo amore durante un breve e fatale attimo erotico. Quel deprecato costume della infibulazione ebbe origine su di lei, poi perpetuato con incredibile continua  crudeltà. Sorridevano con il piacere negli occhi quei paleolitici, senza rendersi conto che  loro anticipavano la sconfitta del Sapiens. Ma non tutto è caso, all’inizio di quell’era non c’era una netta “ lettura “ del giorno, della notte, del  buio, della  luce.  La ava per cancellare tanta feroce brutalità su di se, scoprì che nel buio della notte dimenticava, prima o poi perdeva il senno, il male nel buio della notte  dava luce al sogno, che capiva poco ma cancellava, e si chiudeva in atteggiamento fetale con le palpebre giù in attesa della perdita di coscienza.    Adenina dopo aver letto le righe di sopra, mi chiese,   Hai  cervello ? E subito, perché già pronto, già ci avevo riflettuto, certo due, mi ero convinto di avere due cervelli, uno ricco di ansia paura panico melancolia  … uno che li nasconde    e forse un terzo  che accetta entrambi x porli in due  flussi paralleli da unire o dividere.  Timina, tu sei ingarbugliato tutto! tutto ingarbugliato, tutti tre ingarbugliati ! La mia mente si è dissociata nel paleolitico. A tratti ha misteriose diffidenze, tali da scomporre l’immagine che il pensiero ha di se, senza percepirne la vitalità, e diventa donna da amare dall’ uomo, senza che lui ne percepisca il  radicale pensiero, anche se sale  sul mio DNA senza capirlo, comunque così iniziò la mia stirpe, in un divisionismo della percezione. NON voglio amore ma essere capita, è desiderio leggero come una bolla di sapone con dentro il messaggio XX, Cazzo! è lei la donna che ha fatto stirpe con me.      

 

Capitolo III

Caro DNA raccontatemi con più precisione la mia origine almeno dal tempo del faraone Ekhnatòn, saltiamo il Pleistocene se troppo lontano ed oscuro è il messaggio. Non è qs un problema si può partire da molto prima da un Personaggio complesso, in Lui c’erano due sogni uguali uniti dall’eternità sviluppati nella medesima sostanza,  si separarono senza che uno fosse meglio dell’altro. Nacquero due entità gemelle eterozigote, una nella forma di carne e l’altra nella forma di terra, tra loro nel mistero la Voce, fatta per creare armonia tra la carne e la terra. La vita del tuo avo iniziò in quel momento dalla terra, l’altro divenne il tuo Padre Celeste. Da terra a terra venne il momento di lavarti con pura cristallina levissima  acqua. Nonostante non abbia la minima pallida fiducia nelle cellule cerebrali, alcune, oasi nel deserto, conservano il ricordo di quel giorno. Il tuo DNA era di una ansia incredibile, ha ancora oggi una nuvola di cefalea, perché prima fu circonciso, poi battezzato.  Liberato da un solo vincolo, era  Cristiano ed Ebreo nella stessa carne,  nello stesso tempo dissociato e intrecciato libero di scrivere tutte le fesserie di cui sarà capace. Cristiano Ebreo, monoteista nel ricordo del Dio Atòn.  Tutto è finora un racconto intuitivo, spontaneo nel dubbio, tale da confondere me che ne sono il narratore.  Sono oltre la dissociazione del surreale. Ho passato momenti peggiori  quando acceso dall’amore per la morte non mi sono iniettato il curaro, non ho tagliato la carotide, non mi sono sparato e neppure carbonizzato. Ma sono rimasto impietrito in un basso livello di vita. Bruciato dalla passione della morte ho dimenticato di uccidere la libertà di pensiero, e sono caduto nel buco della felicità pura, seppellito con i suoi sogni. Per i millenni successivi quel DNA si affacciò ai bordi della tomba sempre pronto a scivolarci dentro contento, ma subito metteva una striscia anti scivolo è così che il mio racconto può continuare. Lui per tutta la vita è stato incerto dove collocarsi,  sperava di aver dimora in un organo importante , cuore cervello, ma fu sempre nel cercine dorso lombare, dove si piegava e rialzava senza mai capire la vita e la morte. Curioso  cercava di convincere le coccinelle al suicidio giusto per avere un’ idea più precisa.   Passati alcuni millenni dal battesimo e dalla circoncisione, quel DNA sempre in me, legge la bibbia e segue le omelie di don Luca in particolare è stato sorpreso dall’interpretazione dei passi della Bibbia sulla torre di Babele, prima sito autoritario e poi  democratico.  Sono sicuro li ha lavorato, in una nuvola nel cielo con operai ubbidienti ad un solo verbo un mio multi bis nonno !!! Mi vuole ricordare l’omelia del prete. Pensa te,  parlavano tutti la stessa lingua. Si capivano bene erano in armonia nella ricerca di raggiungere il cielo, poi Dio disse cosa è qs cosa  e li seminò qua e là, ciascuno con una lingua propria. Il parroco disse che Dio aveva vinto la dittatura dell’unica lingua, Dio aveva dato la libertà di parola e di pensiero, al che me lo ricordo bene in chiesa tutti parlarono ad alta voce tutti si alzarono dai banchi, chi andava in sacrestia chi dietro l’altare chi si mise a suonare l’organo chi a origliare il confessore e si discuteva sempre più a voce alta . Infine don Luca urlò tutti ai banchi in silenzio (: la democrazia con lembi di anarchia finì  subito, lì assistetti alla prima lezione di politica applicata comparata alla realtà ).

Capitolo IV

La Narrazione mi apostrofa, (  Narrazione è un personaggio, xké qui da noi sul foglio sono tutti personaggi, la Penna, l’Inchiostro, le Basi Azotate, parlano dicono la loro, come dopo la liberazione narrata da don Luca ) mi hai dimenticato sulla torre di Babele. Sei ancora sulla torre! ti faro scivolare, a dx o a sin, x me è indifferente da un lato o dall’altro! E no ! a sin c’è il cuore a dx il fegato, Tu di fegato ne hai poco, Nonostante ciò sarebbe opportuno che mi facessi scivolare proprio su di lui, che è morbido, ma non ho cuore di abbandonare il cuore, per cui lasciami pensare. Nonostante non abbia fiducia nella maggioranza dei pensieri razionali, ci sarà pure una minoranza di pensieri irrazionali  attendibili ! ed una fascia grigia, i pensieri dimenticati, che facciano da cuscinetto tra le due parti. La Narrazione pensava così prima di prendere una decisione. Timida è una astuta nucleotide  apre un altro DNA x dare un tiepido riposo al ns racconto, e riuscire a distrarvi in questo diseguale viaggio.

 

 

Capitolo V

Maturità. Tema di Italiano

Caro studente cosa pensi se la tua anima fosse una frangia di vento che va dove capita senza farsi sentire come la più silenziosa scorreggia.

Ministro dell’istruzione.

Hombre de Dios, ohh,  Ministro stai parlando con una sana di mente per cui mettiamola così. Io mi sento muciacia de Dios, e desidero parlare alla pari con il Ministro in “ intor ciglia mento “  di sfoghi. Bene Lauretta ti rendi conto che il mondo   è  una frangia di scorreggia  che  scorre,  E’ un lazzaretto !!! sono chiusa in una aula con poche risorse,  costretta a restare inchiodata su un banco, su un tema assurdo, anche nell’ ora degli spaghetti alla bolognese, invero tu fai capire che tutto è bello, che mi crogiolo sul banco solo a dormire per finire il sogno del giorno per passare a quello della notte, nell’aula senza limiti di tempo con limitate risorse di schizofrenia.  Lauretta “ti fai paura!”  racconti del tempo ora limitato ora illimitato, che vola come scorreggia.  Non finire fuori tema, sei alla Maturità. Non so bene cosa sia la maturità certamente hombre de Dios ha ragione è sfuggevole come una scorreggia silenziosa. ( se vado avanti così mi bocciano in qs casi è facile finire fuori tema ) Io penso che, che, la maturità sia la più bella favola di voi del ministero. Fine tema Lauretta. Cara Lauretta sai cosa mi è successo leggendoti, ho visto la mia anima macchiata di Natale e sai come è fatta, è un bambino Divino, incredibile la mia anima non è una favola di scorreggia che va dove capita senza farsi sentire, è un lettino con due genitori questo è la mia anima. Un abbraccio il tuo Ministro.

Lei aveva fatto un buon tema però fu bocciata, si seppe che ricca di libidine aveva baciato, con labbra senza peso morbide come caramelle Mou, nel cesso dei ragazzi un seminarista che dava l’esame nello stesso istituto e lo voleva portare dalla terra al paradiso terrestre, ma il seminarista rifiutò.  Timina irriverente, ma che cervello libidinoso hai ! ohh, ; ! ? ma quanti cervelli hai ? Già risposto due e tu sei il terzo. Raccontami qlcosa extra libido.   Ecco ! Un gran Sogno omogeneo nella stessa sostanza vagava dall’eternità,  diviso poi da un gran botto in due parti uguali con due basi azotate x parte, tra loro l’amore dello Spirito, Io ( questo Io è Timina o la studentessa o la Narrazione ?  )  adenina citosina guanina intrecciati a doppia elica con il Sogno,  crearono la vita. Fantastico bello! Ero chiusa nella mia tana  nel buco del futuro; con tanta felicità ti regalo il racconto. Sembra quasi una burla.  Un gran sogno introdotto da un  vermicello bianco di passione nel mio cervellino deboluccio.  Mia cara studentessa ecco ci risiamo, In un cervello hai i piselli nell’altro le carote, nell’altro la maionese nell’insieme un cervello ad insalata russa! dissociato dalla realtà, E no!  il mio DNA alternativo al tempo e allo spazio come una frangia di vento che non sa dove va mi racconta che un giorno sarò candidata alla Presidenza della CRI del paese.  Racconta …   Sera  delle elezioni. Il funzionario provinciale;  la candidata scelta a maggioranza da voi volontari non sarà lei a guidarvi. Spavaldamente, ; ! ? sono stato ricattato dal vostro sindaco, politicamente ricattato dal suo consigliere, il vostro presidente sarà il consigliere. Flebile schizofrenica camminerai nella notte su strade gelate, respirando l’aria  pungente che esce dai vicoli, accompagnata da cani  vagabondi. Questo  è futuro è passato. Sto dormendo, sarò presidente? Comunque ho passato momenti peggiori quando nonostante fossi accesa di amore per il seminarista non mi sono iniettata il curaro, non ho tagliato la carotide, non mi sono sparata e neppure carbonizzata. Furbette la basi azotate di Lauretta pare che vogliano confondere il senno, il senso del racconto, ora ritorna la Narrazione  perfetta,  precisa che non tollera sbagli; a voi lettori non piace leggere una farsa ossessiva.

Capitolo VI

Da bambina sentivo il gene della morte dei bambini sul collo e ne avevo paura, ora lo risento confuso sul collo, disorientato dalla mancanza di segni di morte, mi pare grande la sua confusione, dice che ho distrutto l’elica del  DNA scompaginando gli aminoacidi, che sono andata oltre.

Sono la Narrazione disorientata sballottata che corre verso l’ignoto intreccia i neuroni schiaccia le sinapsi, vi  porto lentamente al vaneggiamento.

Non è questione di luna o di notte nera o cena abbondante non accetto l’assennatezza, preferisco rifugiarmi nelle sventure di un mio avo servo in Egitto in una desolata capanna con poche granaglie sufficienti ad attrarre gli esattori del faraone. Lo sento ancora spolmonarsi nell’affrontarli, “Non lasciate la mia famiglia senza cibo, urlava, esaltato profetizza inconsciamente l’immagine di Dio su di se. Sono carne di Dio, in me vedete Dio, sono io il tesoro in qs casa prendete me e lasciate il grano ai miei figli e pianse quando a lui preferirono il sacco di frumento, non valeva neppure un po’ di grano, e subito ancora da uomo a uomo non riconosco qs porca razza, non è più la mia, meglio essere un insetto, essere pietra, essere palma, essere acqua o mucca o erba. La cosa fu apprezzata lasciarono il sacco di grano e presero il figlio come schiavo.  ( da servo a schiavo bel contributo allo sviluppo della piramide sociale  ) Lo costrinsero a trascinare cubi immensi di pietra. Il  padre era a conoscenza che esistono solo due uomini e due compiti, uno deve tirar su grano, l’altro curare il primo perché  possa continuare a tirare su il grano, in un futuro anche le patate, è tutto qui il mondo, non capiva perché suo figlio doveva tirar su pietre per il palazzo del dio faraone, che sapeva benissimo,  dalla genesi, che era solo uomo, comunque il buon schiavo fu schiacciato dal suo cubo. Sulla sabbia il padre scrisse Ha avuto un basso livello di vita. Quando ricordo quel avo brucio dalla passione della morte, carbonizzo la libertà di pensiero cado nella buca della infelicità pura, seppellito dai miei sogni. Il figlio  lasciò una figlia pure lei schiava che generò schiave che generarono schiave fino ad una ancella di Cleopatra.  Lauretta hai nel tuo DNA regine principesse … ? No ! Risposta squisitamente corretta! Sai di una ava ancella ansiosa paurosa molestata asfissiantemente costretta a subire stalking !  “ ???? “  Risposta prevedibile. Sai cosa sognava ? lei figlia di generazioni di schiave ora ancella. Desiderava una casa, costruita con la forza del sogno, da abitare con chiunque anche Babalù il padrone delle schiave di Cleopatra. E lui ora dovrebbe allenarsi, porca vacca,  porca vacca!  ad amare una schiava e non solo  stuprarla !  Lauretta cosa dici ?  “ ???? ”  Risposta squisitamente appropriata. Sei furbetta non sei certo una schiava. E’ tardi non ti rispondo, sono stanca vado a letto, comunque non vorrei annoiarmi questa notte, solo i personaggi mediocri vogliono la certezza del sonno. Nella Divina Farsa della Vita insegui sempre l’ombra della vita senza peso, per una vita da nulla ? Ed ora come rispondi  “” lasciami dormire — ???? — “”, tu che scrivi non mi dai pace. Interpreti male i miei punti interrogativi, uno  “ ? “ è libertà, uno “ ? ” è legalità, uno  “ ? “ è fraternità, uno ” ? ” è condivisione; chi è morto per qs ideali non è morto.   Il  DNA   dice, ti ha fatto eterosessuale, sei contenta  Sig/ra   “????”  Certamente,  anche se l’omosessualità ha dei vantaggi, ci ho pensato, ma l’ombra del uomo è sempre presente, proviene da luoghi misteriosi profondi osserva giustifica la mia sessualità estrema.

Strano personaggio tu che scrivi, sei entrato in me talmente dentro che vivi di me che ti sento talmente reale da ingarbugliarmi. 

Capitolo VII

Ora basta !

Un buon racconto è sempre autobiografico e se non lo è, se è narrazione di nulla, nonostante si cerca sempre qlcosa dell’autore. Pertanto vi distraggo,   quattro passi della Narrazione in città, spinto in avanti senza peso, nella città che neppure noto. C’è l’ ombra di se in questo ! ?  Go! Go!, si, vado.  Ma che idea pazza, go a Torino di sabato pomeriggio, gosseggiare in via Roma accartocciato da tutta ql gente. Suona il cellulare, pronto, nessuno, che sia Aketon , pronto Faraone sono  a Torino.  Lauretta  vuole gli stivali neri tacco a spillo borchiati d’oro, esposti in vetrina, la trascino dentro vuoi qs stivali le dico, Ma sei scemo ! L’hai detto tu prima , è subito diverbio di fronte alla commessa, poi focalizzo, era la ragazza che mi stava alle spalle della narrazione a desiderare gli stivali, usciamo leggermente separati, poi nel solito impulso di bontà prendo il suo braccio sotto il mio, al fondo della via vedo che non è Laura ma chi è ?  Nella folla avevo intrecciato il mio braccio con una sconosciuta “ compiacente ? “. Dietro Laura non aveva neppure percepito tanto era ancora così “ ???? ”.  Non è stata una buona cosa andare a Torino, io che l’ho accompagnata vado oltre, la mia felicità, sta tra le righe ad osservarla.

Capitolo VIII

Oggi è una bellissima giornata, le corde vocali prendono fuoco nel chiamare Dio, sto guarendo dalla indifferenza verso Dio, Lui schivo mi accompagna nella sua chiesa.  Il rito era avvilente,  l’omelia non parliamone senza vita, non c’era carne viva in ql parole solo tanta professionalità, solo rito, se ne accorse pure Lui. Il celebrante leggeva un lungo elenco di santi, notai, non c’era Lauretta! Dopo una simile cosa il resto della giornata fece fatica a salire la spirale a doppia elica del DNA e si fermò su un nodo. Dio mi aveva offerto la fede ora gliela riporto.  Da dove nasce questo spruzzo di pensiero ? 

Si è rotto il regolatore dei flussi dei pensieri, e lascia uscire di tutto.   

Gesù ha già dato, non c’è necessità di nulla.  E’  giusto. L’insieme dei miei geni mi portano su quel mio avo vissuto vicino alla chiesa luterana, schiavo di un ombra agnostica poi cancellata. Dio sa che sono indipendente, che posso avvicinarmi a Lui come a quel bel seminarista Sud Tirolese e chiedere amore.  

Questa donna continua a confondermi…  Devo usare la scrittura slot machine, prima bevo un po’ di Pejo fonte alpina, più bevo più mi sento depresso, comunque ci provo. Scrittura Slot Machine? cosa è ?  Neppure noi della bottega Anonima Narratori che la usiamo sappiamo esattamente come funziona. Le parole come monete vengono messe nel cervelluccio e come in un labirinto lo percorrono. Si inizia generalmente nel vuoto, le parole volano ritornano come voce di un eco, sovente senza significato ed allora si inseriscono altre parole, alla fine si formano pochi pensieri diseguali dissociati talvolta eccitanti e ti fermi oppure si inserisce ancora altre parole,   poi può nascere il racconto: l’ ancella di  Cleopatra di Giulio Cesare e dei legionari di Roma dove sposò un afroromano schiavo addetto a pigiare vesti immerse nell’urina con piedi nudi, e la storia riprende. 

Capitolo IX

Il ricordo è ricordo confuso, ho macchie di urina nel mio DNA. DNA millenario rispondi, Non noleggio i ricordi, Lo immaginavo, ma devi pur spiegarmi come fu possibile che incarcerato nell’ urina tu abbia avuto una vita sessuale tale da arrivare fino a me! Ecco ! Un giorno di gelo infernale neppure l’urina tiepida della prima pisciata dei padroni riusciva a scaldarmi, fu allora che misi sulla schiena della  donna che portava i panni i miei piedi, l’eco dell’ urlo non si è ancora disciolto, non devi urlare le dissi,  misi allora le mani sui suoi seni  ( con garbo, ero ancora un uomo del paleolitico non tutto conoscevo ignorante schiavo figlio millenario di schiavi  ) queste si riscaldarono che fu un piacere e poi tutta la mia pelle sulla sua e così poi incredibilmente nacquero bambini bambini bambini … Bella favola, il tuo DNA come un embolo si sbriciolerà in pasticche di timina adenina guanina citosina nel cervello e mi addormenterò profondamente ( Questa è scrittura surreale andata oltre )   Il sonno è diventato leggero fin troppo, ora sono irritata e nel dormiveglia sento. Non sono a tua dipendenza Lauretta, lavoro nella lavanderia Circolo Massimo, ottima secondo il giudizio dei patrizi,  lavoro bene con i miei piccoli piedi. Allucinata !!! Dopo il TSO ( trattamento sanitario obbligatorio )  mi raccontano facevi  allusioni sociali alla C. Marx, “ Il capitale di urine non è ben distribuito”, “Occupate la lavanderia delle urine dei patrizi”, e  assurdità per quei tempi volevi miscelare le tue con quelle dell’imperatore . Poi tornavi al tuo afroromano una malattia ai piedi ti libererà. Io che sono il tuo autore, tormentato ho dovuto farti ricoverare. Leggi la lettera di dimissione, Cretino! Comunque sento ancora dentro me il racconto che vuole proseguire.  Malato di piedi lasciò Roma per il Piemonte  dove i panni sporchi si lavano solo in casa. Gli nacque una figlia carina biondo urina, dove era circa il 400 DC. Leggi la lettera di dimissione. La paziente viene ricoverata per allucinazioni narrative. I soliti somari ! Vado avanti. Un dì  giunse  un legionario, una fanciulla tornava dal torrente cantando Catullo con le bionde trecce sparse sugli occhi azzurri; azzurro e biondo!  non è un problema se non ho biondo e azzurro, il problema è che Besso mise la sua pelle su quella della fanciulla fin troppo in profondità. L’incastro non piacque proprio per nulla all’ afroromano ora titolare di una taverna a solo vino. Besso fuggì seguendo il torrente Orco, inseguito dall’ afroromano, fino all’estremo  della valle di Campiglia si accucciò sotto un enorme masso in atteggiamento fetale. La voce che un uomo era rannicchiato da mesi, senza mangiare si sparse nella valle, in lui videro il saggio, il legionario  convertito  cristiano. Sperando sempre più nella misericordia,  sempre più pauroso, si rintanò sempre più,  sempre più eremita, sempre più cristiano.  Fu poi lo gettato  dalla rupe dai pagani.  Incredibile fu fatto Santo.  Allora ho sangue Santo! Sento la sirena del 118 TSO ? Dott io non dico nulla, non penso nulla, narro solo su suggerimento. Dott sa che tutti noi del Canavese si va a San Besso, ma io ho sempre rifiutato, ora so anche il perché.  Ora sono felice caro Dna afroromanolegionario. Benedetta  ambulanza se ne è andata. La felicità l’appagarsi con la felicità sconfina nella dittatura della felicità, non nella dittatura della medicina.

 

 

 

 

Capitolo X

Che c’è di nuovo ? Nulla ! Che c’è di nuovo ? Invero c’è un nuovo DNA che lascia una voce che lascia una parola che lascia un eco che attraversa la mia vita, che c’è di nuovo ! Nulla ! forse un eco lasciato da un DNA che  ha dato notizie interessanti che mi hanno reso felice, ma ora sento troppa felicità. Cosa proponi ? (  chiede chi scrive )  La cremazione del mio DNA con quello millenario uniti nella stessa sostanza e chiudere il racconto. C’è però un problema, se la cremazione diventasse moda  non ci sarà più Campo Santo ma campo di rovi proprio ora che so di avere sangue Santo e  mi piacerebbe vedermi nella Chiesetta del Campo Santo.

TSO ! Calma non sono di pericolo a me, forse a voi ma non  tale  da portarvi al suicidio cari lettori.  RE … non ti preoccupare il tuo libro presto sarà nel Ginetto della carta, manca un giorno alla raccolta. ( ma questo signore che dice qs cose avrà un nome ? )          

Comunque sull’anfora vorrei che fosse scritto qui giacciono le ceneri di un DNA che si è replicato per millenni, ha accumulato l’esperienza di migliaia di cervelli in migliaia di pensieri.  E’ possibile cremare tutto lo zoo di pensieri felici, assurdi, surreali, nobili, orribili, di ansia, affanno, di amore, cortesia, bontà,  accumulati nei millenni ? Comunque avanti nel ns racconto. Non voglio le ceneri nell’anfora, ma nella clessidra, polvere di pensieri che piccoli come sono piccoli i pensieri degli uomini scendano giù lentamente, la clessidra sulla mensola del camino e i nipoti quando l’osserveranno possano dire la nonna è a metà della sua vita.  Furbette le basi azotate del computer, pare che mi vogliono regalare il senno, non lo accetto troppo perfetto, preciso meccanismo che non tollera sbagli, ma a me piace vivere immersa in una farsa ossessiva in una ricerca archeologica di DNA sepolti da altri DNA.  “Sei entrata in te talmente dentro che vivi con un te virtuale talmente reale in te da confonderti,  dici basta, metti il piede sul bordo di una semplice influenza e speri in una complicazione fatale,  metti il piede sul bordo della fossa e subito appoggi la striscia antiscivolo” E’ vero ho il raffreddore, come durante la campagna elettorale.  Ho perso x dieci voti e (non sto a narrare i particolari, il naso mi colava a secco non una bella immagine per un candidato. ) Mi ricordo volevo insegnare il suicidio alle mie ambizioni, ci provai per quasi cinque anni in minoranza , cosa incredibile, i neuroni non rispondevano, omertà, tanto da indurmi in modo inconscio a ripresentare la volta successiva la mia candidatura, con i neuroni vuoti come uova secche  che non rispondevano ai miei comandi. La sera dello scrutinio fui battuta alla grande nel primo seggio, mi accingevo ad andare a letto, mentre mi lavavo i denti camminando nel bagno squillò il telefono, allibita, fui allibita mi cadde anche lo spazzolino nel water, una voce  sicura, hai vinto,  è una commedia presi il neurone secco come un uovo gli misi in cappa una ghirlanda di adrenalina. NO !!! impossibile! Mi sedetti sul water che già puzzava di suo. Invero negli ultimi mesi della precedente amministrazione era successa una cosa incredibile, una sera si presentò il  Sig sindaco. Sono stufo di fare io sindaco il vice sindaco al mio vice sindaco che fa il sindaco !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ( come un vice sindaco possa fare del sindaco un vice sindaco ?  sono solo cose che nascono in Italia )  disse l’ho cacciato insieme ai suoi amici, lei e il suo gruppo di minoranza vi invito a fare maggioranza con me.  Fu così che divenni assessore per gli ultimi mese di quella legislatura. Il colon come sovente fa si irritò. Vagai tutta la notte nelle lenzuola mi alzavo con la pancia nelle mani,   quanto sei brava mi ripetevo, ma nessuno dovrà  sapere quanto sono contenta di ripetermi quanto sei brava ! Tutto registrato nel Dna  per i  posteri miei.  Talvolta non lo capisco qs  DNA badante, è davanti o dietro di me ?   Pensavo di insegnargli il suicidio come ho fatto con una coccinella, poi  cremarlo,  mettere le sue ceneri  nella clessidra, a misurare il tempo dall’eternità fino ad ora. Però  non lo farò mai, all’opposto lo lascerò fluttuare nell’eternità come la miglior scorreggia e andare dove capita.

 

Capitolo XI

Lauretta, cerchi una casa! La capacità creativa avanzata è la tua casa, il tuo DNA caldo camino, con riserbo  ascolterai il mobile battito cardiaco far scorrere lentamente tiepido sangue nell’incredibile bellezza del tramonto, mentre leggi il manuale di istruzione all’amore e poi indugiare sulla foto di Babalù  programmare il tuo suicidio nel DNA del tuo DNA, con un sorriso di 4 milioni di pixel esaltati da denti bianco solido dirai, che  ti ha abbandonato, si xkè in qs mondo ogni donna ha l’opportunità di venire abbandonata dall’uomo che amava ed essere sostituita da un’altra, con un sorriso di 4 milioni di pixel esaltati da denti bianco solido.  Ho pazienza, ho una stanca pazienza, c’è  movimento  ma  non è buono, e   se ne è  andata la pazienza.  Pazienza, è andata così ! e non poteva andare altrimenti che così. No questa volta non spetta a chi legge allenarsi alla pazienza di una scrittura libera proveniente da luoghi misteriosi intimi che osserva cosa sarà,  è lui il DNA che deve allenarsi a osservare il buon lettore, dire qui mi misero due amanti, ( Lauretta e il suo narratore ) sfigati.  Porca vacca, porca vacca! non si capivano  tanto era il pudore nel raccontare come scivolando sul crinale di una leggera collina morenica si amavano con un DNA in mezzo.  Ci sono momenti di ardore a tre talmente sfuggevoli che subito scompaiono, in un attimo spariscono, ed ecco  loro due e io “DNA del loro amore” cancellato. Solo foglia  fuggevole dimenticato vago come la miglior scorreggia, dove capita, accantonato. ( sofferenza di un DNA ) Lauretta ebbene vuoi ancora la casetta? Di tanto in tanto si, la casa Babalù, come è bello sognare di viverci dentro con i miei amici tarli affittuari all’infinito di vecchi legni, vorrei viverci lì dentro con loro, dare l’impressione che nella casa ci sia nulla, abitata dal nulla, mentre ha mille tarli padroni ed io sono loro ospite anche se  l’ombra dell’uomo nella oscurità del cunicolo è sempre maledettamente presente, anche se non voglio mi fa uscire per amarlo.  Non ci sarebbero problemi a far entrare qs DNA nel paradosso dell’assurdo, ma ci sono problemi concreti e sono obbligata a lasciare i miei tarli  per andare da Babalù. Lui era stitico molto molto stitico, gli mancava il piacere di cagare, quando andava al wc urlava,  sarà la volta buona ? Pareva preferisse uno stronzo a me, gli dissero di bere latte di asina, la violenza sulle donne è un fatto presene dal Pleistocene.  ( Ci sono problemi a far entrare  il DNA dell’asina nel  mio racconto, ; ! ? Siete pronti ?  ) 

E’ assurdo sto perdendo le tracce di come si crea o mantiene l’autostima, certo ogni tanto dopo tutto quel latte mi sento un pò asina. Qlcosa mi dice che sto morendo di troppo amor per una scrittura schizofrenica, come le patate molti secoli fa erano morte di troppo amor, di troppa pioggia, fu fame fu rivolta, correva il 1330  si unirono tutti in uno, Tuchini. Con  le patate  morte, è fame, morto il pensiero del futuro, di tutti in uno, morì la rivolta dei Tuchini, che era rimbalzata dalla terra alla roncola alla terra. Isteria ed egoismo nel castello per la rivolta dei Tuchini. Ora c’è nuovamente il Duca più forte di prima, l’uomo del peccato con la sua tentazione di auto giustificazione divina, con lui tornarono i personaggi a cui desideravo ( parla un DNA femmina del XIV secolo ) mettere loro in culo uno sperone di gallo, ma fui costretta a battere le mani o almeno tollerarli. La dura strada della fame si era riaperta, lentamente la percorrerò, sola senza peccato, senza chiesa, pure lei compromessa. Ho amato i Tuccini ?  (   …    ! ? )  Ho rimosso il benessere senza conoscerlo ho ripreso possesso della povertà , si può morire di fame senza avere fame ? mi misi a camminare per il cervello l’unica strada che conosco un po’ meglio, incerto pure lui nel dirmi, devi morire di fame per essere felice. Nel viaggio incontrai il duca Bardlodd su un sentiero di bosco, troppo bello mi dico, scendo giù nel prato innevato, c’è una piccola baita , voglio vederla, gli sci scendono con fatica ma mi piace.  Entro nella baita, è ghiacciata diseguale dalla mia immaginazione, c’è un baule vuoto con solo vecchie cartacce, leggo frasi difficili da intendere, è un rapporto uno a uno, io e la carta. E’ il rapporto di un esattore del duca parla di una mucca dal latte secco, i Tuchini la sognarono  grassa. Non so se ero nel sonno o nel sogno o nell’incubo, cercai di fuggire dal Duca, mentre uno a uno i rivoltosi venivano sgozzati, i mulini con le tette secche macinavano bucce di grano per le vedove. Morta di fame, per non morire di fame accettai di essere felice.  “ Duca è duro come una pietra il tuo materasso, Sei sul tavolo della baita babbea!  “   Ho  salvato la fame, per il bene mio, sono sul carro della biada dei ricchi. Centinaia di anni dopo  si lanceranno arance contro il “ carro del Duca che seviziò la mugnaia “

Capitolo XII

 ( Incredibile questa storia era rimasta dentro il DNA di un neurone solitario )   

Hai  nobilitato il ricordo della tua ava. 

E’ vero il mio sangue bollente nel ricordo della mugnaia, come un fiume, si spostava di qua di là in modo geniale, nella mia testa trasportava geni, geni vecchi di milioni di anni, o recenti.  Geni, pulcini di geni, ma dove volete andare ? a si si !!! nella vita, nella tendenza sessuale di una altra mia ava. Viva viva viva il Re, viva viva viva il Re, viva viva viva il Re, mi cantava la mamma ed io quel bastardo giorno non mangiavo. La timina mi diceva di non mangiare in ql bastardo giorno. Senza sapere il xkè digiunavo, mi rincorrevano per tutto il cortile,  mi ingozzavano, brava mi diceva la  mamma, allora io digiunavo anche il giorno successivo. Solo ora che ho un buon rapporto con timina ho capito. In  quel dolce paese che non dico, aristocratici di ogni genere vivevano nella villa castello e facevano a gara a chi fecondava più contadinelle.  Fu allora che nacque una genetica avversione contro l’aristocrazia, fino al digiuno per il solo sentire osannare il re.

 

 

 

 

 

Capitolo XIII

( Sono caduto nei flussi di idee  disequali imbastardite nella palude di questa narrazione. Ho impaurito Lauretta tanto che si è  nascosta sotto il letto per non farsi trovare dal DNA, tranquilla quella non era una tua ava, ma mia del tuo narratore che per pudore ho fatto tua una mia storia )

C’è un quadro di una  dama  aristocratica, a cui dare un significato. Quella è la tua ava diceva la mamma, dalla quale io presi lo spunto per il tuo nome. Possibile ??? mi chiedevo da piccolo, gli avi miei erano solo contadini !!? Un ava aristocratica sposa di un contadino !? ed ecco ora Arginina rompere l’argine della curiosità mentre stavo pedalando su una splendida bici al carbonio con la testa libera, la tua ava era una puttana, diedi un calcio al pedale quasi fosse quel bastardo di conte duca marchese, non so ma bastardo aristocratico che aveva stuprato una povera contadinella e non una puttana, “in quel dolce paese che non dico” non ci sono mai state puttane. ! “ ? “ Fu allora che con un piccolo poeta in corpo fu data in matrimonio al contadino. Come regalo di nozze giunse dal castello un quadro di lei con un fine abito da cortigiana. Tutto ora torna!  

Ero  ancora a letto in una notte più corta di un sogno quando tornata in me mi parve di essere stata coinvolta nel labirinto meraviglioso della mia vita, con ingerenze seccanti inopportune di un piccolo insignificante narratore e del suo o mio DNA!? 

 

 

                 

 

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